MUSEI A CIELO APERTO A CAMPOBASSO: LA STREET ART NEL QUARTIERE SAN GIOVANNI
Colori sgargianti e figure tridimensionali, che sembrano quasi prendere vita, hanno sopraffatto ormai da qualche anno l’anonimo grigio originario delle mura dei palazzi di alcune zone del capoluogo. Impossibile per i passanti non alzare lo sguardo per, poi, rimanere catturati dalla bellezza di un vero e proprio museo a cielo aperto.
Dal 2011, infatti, il progetto “Draw the line”, promosso dall’Associazione Malatesta, ha permesso la riqualificazione delle facciate di alcuni edifici del quartiere di San Giovanni attraverso la popolare street art, con artisti come Dado, Vesod, Joys, Macs, Peeta e altri.
“Peeta lettering” di Peeta – 2016
Nel 2016, Manuel Di Rita, in arte Peeta ha realizzato la sua opera “Peeta lettering” sulla facciata di un edificio in via Liguria, entrata nella classifica dei primi venti murales più belli al mondo. Nel mezzo del prato adiacente al palazzo, vi è un paletto che indica agli osservatori il punto preciso da cui poter ammirare l’opera. L’artista ha svolto un certosino studio geometrico per realizzare un virtuosistico effetto anamorfico sul palazzo; il disegno non si limita soltanto alla facciata cieca, bensì si estende anche sulla parte laterale destra, dove le finestre diventano un tutt’uno con l’illusione ottica del disegno. E non è tutto: qualche anno fa, sulla rivista ufficiale della American Airlines, grande compagnia aerea statunitense, il capolavoro di Peeta ha colpito gli occhi dei lettori in viaggio, cosa che non è sfuggita ad un campobassano in particolare: il caso ha voluto, infatti, che venisse a conoscenza della presenza degli scorci campobassani sui voli intercontinentali di American Airlines proprio da parte di un suo amico in viaggio verso New York.
“La cuccagna” – 2017
Una metafora spettacolare e cruda degli effetti del capitalismo, come si deduce dal nome del murales scelto sicuramente non a caso. Nella parte superiore campeggia una giostra dorata, simbolo dell’opulenza, che gira senza sosta, insieme a banconote di grosso taglio, lingotti d’oro e beni di lusso. Non a tutti è concesso di raggiungere questa dimensione di privilegio, come si vede nella parte inferiore, in cui gli spietati tutori dell’ordine controllano scrupolosamente gli accessi. Un marchingegno lussuoso e sfavillante alimentato dal lavoro forzato di sfruttati e oppressi, come si deduce nella parte centrale dell’opera: è il rosso a dominare questa parte del disegno, simbolo di schiavitù e di fatica. Al di sotto di tutto, trovano sfogo tutte le scorie e le sostanze inquinanti prodotte dagli eccessi della grande giostra: una chiara e amara considerazione sull’inquinamento.
“It’s not a game” di Macs – 2017
Un quartetto delle più alte personalità politiche mondiali che giocano a Risiko con il pianeta. “Non è un gioco”: una scelta del titolo sicuramente non casuale da parte dell’artista, un invito alla riflessione.